Popolizio, Odissea
Riscoprire l’Odissea attraverso l’interpretazione di Massimo Popolizio, grandissimo attore teatrale… è successo in questi giorni all’Auditorium a Roma.
l’Odissea è stata presentata così, senza fare accademia, senza didascalie, pura e cristallina, traduzione ed adattamento affidati a Del Corno e recitazione nelle mani (ma dovrei dire nella voce) di Massimo Popolizio. Senza fronzoli ne esce con una forza espressiva commovente. I brani scelti passano dal momento struggente (la visione della madre tra il popolo dei morti) al momento quasi splatter finale (la strage dei pretendenti), fino al tenero riconoscimento di Odisseo da parte di Penelope.
Sfondo del tutto la colonna sonora pensata da Uri Caine, un ensemble eterogeneo, musica un po’ dissonante, misto elettronica, ma che magistralmente (o magicamente) riusciva a creare l’atmosfera in maniera perfetta.
Tre serate (io ho visto le ultime due) favolose, dalle quali sono uscito sinceramente commosso (soprattutto l’ultima), che mi hanno messo addosso la voglia di rileggermi l’opera e soprattutto una gran voglia di riscoprire il teatro come forma d’intrattenimento ma soprattutto di diffusione culturale.
Non so se queste parole riescono a far capire la magnitudine di quello che ho provato in queste due sere… ilarità, rabbia, commozione (nel brano della morte del fedele cane Argo, che attende per 20 anni, negletto e malato, buttato a riposare su mucchi di letame, fino a che riconosce la figura del padrone, ma non ha la forza di corrergli incontro e muore di giusta morte, lì, felice per aver rivisto Odisseo un’ultima volta e non aver atteso invano… ho dovuto trattenere gli argini del pianto, perché la potenza del racconto e l’interpretazione di Popolizio rischiavano di abbatterli). Dicevo, non so se queste parole veicolano bene il mio sentire, ma lo spero sinceramente…
A fine serata ho chiesto (per conto di una mia amica) l’autografo a Popolizio… l’ho ascoltato anche mentre parlava con altri di futuri progetti teatrali, tra cui anche l’Iliade, che però vuole realizzare un po’ più lontano dalla lettura che ne ha già dato Baricco, pessimamente, aggiungo io, e sono convinto lo pensasse anche lui a giudicare dalla faccia (più o meno la stessa che fa chi ha pestato di striscio una merda su un marciapiede)… ;)
l’Inferno della poesia napoletana Di passaggio…
Spero ti stia sbragando ben bene in giro per l’Italia!!!! Voglio ritornare in palestraaaaa….sigh…non vedo l’ora!